Jeans, il pantalone per eccellenza


Erika Giorgetti
29 Apr, 2022
Jeans, il pantalone per eccellenza
Pantalone per eccellenza, del tipo da uomo ma anche da donna, il suo tessuto viene impiegato in accessori, borse, borda camicie, arricchisce gonne, giacche, cappelli, scarpe e certe volte viene utilizzato persino come complemento d’arredo, addirittura nella – nemmeno così tanto – sorpassata versione del Maggiolino che se ne serve e diventa must… il mito del jeans, e del tessuto denim di conseguenza, è davvero senza età.
Conoscete qualcuno che non abbia almeno un paio di jeans nell’armadio? Questo capo ha trasceso la moda, rappresenta il nucleo intorno al quale gira il “jeansweare”. Il colore originale, blu indaco, e parimenti il tessuto, dalle umili origini che li riguardavano figurano oggi nelle collezioni dei marchi commerciali più famosi e nelle maison di moda internazionali.
In America, cominciano la gavetta di capo alla moda intorno agli anni ’80, dal momento che prima, il jeans, rimaneva per la sola working-class: addirittura non era consentito andarci al ristorante. L’abbigliamento legato al denim si esprimeva unicamente nei fine settimana, in qualità di capo sportivo. Il passaggio da rozzo comprimario dell’abbigliamento a prodotto di culto è stato, possiamo dirlo, un evento davvero unico, forse anche per merito dell’idea del sogno americano racchiusa nella nascita e nella rapida evoluzione che lo connota.
Jeans, il pantalone per eccellenza: le origini
Levi Strauss, lo stesso fondatore della compagnia celeberrima – seppure ricordiamo con piacere Lee e Wrangler sempre in America –, in piena corsa all’oro li aveva ricavati da un telone da carro. Figlio d’arte, nei nuovi “panni” dell’ambulante si vide costretto ad utilizzare la materia del posto: dentro il baule aveva poca roba, ruvida, ma resistente, e ne ricavò quel bel paio di pantaloni. Poi, quei pantaloni fecero la gioia di un minatore della zona, e senza che Levi potesse immaginarlo, nacquero i primi Levi’s della storia.


Furono, però, i genovesi a precorrere i tempi. Da ingegnosi marinai quali erano detengono il primato, perché molto prima di Strauss pensarono di servirsi, mediante un telo bluastro adoperato per le vele delle navi, spesso anche per la copertura delle merci, di vesti comode, da lavoro, che avrebbero di molto semplificato l’economia del quotidiano. Va menzionata, infatti, la grande tradizione tessile che fin dal Medioevo ha fatto cassa in quel del territorio ligure, i suoi marinai grandi esportatori di manufatti, tessuti con la lana, la seta, arricchiti o fabbricati col lino, il fustagno – quest’ultimo tipico della città di Chieri, nel torinese, ugualmente commerciato attraverso il porto antico di Genova. Grande fama anticipava lo sbarco del damasco di Lorsica o del velluto di Zoagli.
Secondo altri, i “calzoni da lavoro” nascono con la tela di Nîmes (“de Nimes” e dunque “denim”), già di color indaco, e solo dopo avrebbero girato per le province e il capoluogo liguri.
In ogni caso, sembra certo che la trasformazione da pezzi di tela a indumento prediletto avvenne proprio nel Genovesato. Chi sostiene la tesi, ritiene il termine blue jeans semplificazione di “bleu de Gênes”, ovvi i rimandi.

Jeans, il pantalone per eccellenza in Europa
Il jeans, informale e allo stesso tempo ricercato, è il preferito da coloro che non vogliono rinunciare al comfort e alla resistenza dei materiali. Sono tuttora visibili i punti del cucito tradizionale, la tinta e la grammatura del tessuto: lo stesso Levi non ha abbandonato lo stile dei “miners”, seppure il modello originale avesse molte più tasche delle consuete rintracciabili al giorno d’oggi.
In Europa arriva insieme alle truppe americane, dopo la fine della Guerra. I soldati utilizzavano pantaloni denim nel tempo libero, mentre i primi Levi’s originali sarebbero stati commercializzati intorno al 1959.
Negli anni sessanta, fatti di lotte e controversie, i blue jeans si trasformarono, divenendo un’uniforme. Piacquero poichè simbolo del mondo giovanile, bandiera a zampa dell’ “anti-moda” e della spinta egualitaria, comune tanto agli studenti che al mondo di fatiche degli operai. A partire dagli anni ottanta, spuntavano ovunque. Qualsiasi ditta di abbigliamento produceva una propria linea di jeans, e allora si parte per una esportazione in tutto il globo, basata, stavolta, sul lusso e la ricercatezza.
Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, il capo riveste concretamente la sua funzione, presente in tutte le sfumature di tempo libero e incontri di e tra persone, creando un rapporto intramontabile assieme alle t-shirts. Il jeans, infine conquista il titolo di re dell’abbigliamento casual.
Questo indispensabile elemento, oggi lo troviamo skinny, multitasche, torna prepotentemente nella versione dei Seventies, è il beniamino della rivoluzione pop e cresce con noi. Sta bene a tutti, vale per ogni occasione. Sua maestà andrebbe considerato come l’outfit che più di ogni altro ha rivoluzionato il modo di vestire moderno.
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