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Il lettore diventa ambasciatore del brand

Il lettore diventa ambasciatore del brand

Grazie al mio profilo social sono entrata in contatto con Daniela Iavolato, communication strategist campana con un passato da giornalista e imprenditrice editoriale. Poiché lavoriamo entrambe nel settore dell’editoria e della carta, ho colto l’occasione per farle qualche domanda inerente al nostro settore, alla situazione attuale ai tempi del Covid-19 e al mondo dei social. Attualmente la mia figura è inquadrata come Social Media Manager nell’azienda Italia Per Voi, quindi tutti i giorni ho un rapporto costante con la mia community social grazie alla mia presenza attiva con il profilo Instagram e con i clienti che pubblicano sui nostri magazine e le “problematiche” che ne scaturiscono.

Scopriamo insieme, quindi, chi è Daniela e come ci racconta, attraverso il suo punto di vista, la connessione tra il mondo social e quello della carta.

Chi sei e di cosa ti occupi?

Partiamo dal principio, ero una studentessa di sociologia, specializzata in giornalismo, e, dopo la laurea, ho iniziato a lavorare presso le redazioni di alcuni importanti quotidiani campani. L’essere giornalista non mi bastava, quindi ho sviluppato competenze nel ramo della comunicazione a 360 gradi: dal giornalismo, al settore degli eventi e degli spettacoli fino ad arrivare alla comunicazione politica. Dopo la maternità, per reintrodurmi nel mercato del lavoro, ho aperto la mia casa editrice e ho creato la rivista Secret, cercando di metterci dentro tutte le mie passioni, collaborando con gli uffici stampa del settore dello spettacolo e della cultura. Questa esperienza è durata quattro anni.

Il giornale in se’ non mi portava grandi indotti, e i miei inserzionisti, man mano, iniziavano a chiedermi delle consulenze specifiche per aiutarli ad ampliare le proprie possibilità e orizzonti. Così ho fatto una scelta: ho deciso di lavorare al fianco degli imprenditori e sono nate nuove collaborazioni.

Oggi infatti, io mi occupo di promuovere e diffondere la cultura dell’impresa e del Made in Italy (con un occhio di riguardo alle produzioni del Sud).

Collegandomi al mondo social e all’articolo pubblicato sulla scorsa edizione di La Spezia & Levante Ligure Magazine, mettiamo in evidenza la connessione dei due mondi che vivo tutti i giorni: mondo social e mondo cartaceo.

Il social è uno strumento che fa da supporto al mezzo fisico, se tu hai un brand devi implementare la comunicazione attraverso i social, se non sei on line oggi, è come se agli occhi del mondo non esistessi, è un discorso di affidabilità. Il social fa capire agli altri che in qualche modo ti sei realizzato professionalmente, ti stai specializzando in qualche cosa, se non ci sei le persone iniziano a farsi domande e a non considerarti un’impresa seria, bisogna sfruttare tutte le leve del marketing per apparire agli occhi delle persone come un professionista a 360 gradi. Sono due mondi che vanno di pari passo.
Se tu hai una rivista, devi cercare in qualche modo di creare eventi all’interno dei quali la rivista si posiziona in un certo modo, ma viene sfogliata anche dal pubblico. Il lettore diventa protagonista del tuo magazine.

A livello di comunicazione social, cosa mi consigli per il mio settore,
quello dell’editoria?

La rivista, per far crescere il proprio branding name, deve coinvolgere le persone comuni, collaborando non solo con bloggers, ma anche con gli inserzionisti, così da creare un vero e proprio passaparola.
Il mio consiglio è quello di coinvolgere persone al di fuori del tuo settore così da portare contenuti accattivanti. Bisogna lavorare di qualità, con intrecci e linguaggi, con persone che portino un valore aggiunto. E il lettore diventa ambasciatore del brand, solo così si può portare più visibilità alla rivista stessa.

Esempio tangibile: quest’estate ho avuto modo di contattare una ragazza argentina, venuta in vacanza alle Cinque Terre, che ha trovato il nostro magazine Italia Per Voi, dedicato ai Borghi di Vernazza e Monterosso al Mare, e mi ha spiegato come le riviste le siano state utili per quanto riguarda i consigli che diamo sul food & wine e sulla sentieristica. Le ho quindi chiesto di mandarmi alcune foto che la ritraevano insieme ai magazine.

Molte persone vogliono posizionarsi su una rivista cartacea, ma molto spesso non sono consapevoli del grosso lavoro che c’è dietro. Sei d’accordo?

Si, l’editore ha spese, costi da sostenere. Essere una casa editrice non è un hobby, ma è un lavoro a tutti gli effetti. Si pensa che il magazine sia come il social network, ma la realtà è differente e bisogna scardinare certi concetti.

Con riferimento al tuo articolo “La carta batte il digitale”, dove sostieni il pensiero del neuromarketing, secondo il quale la stampa vive, emoziona, coinvolge ed ha un peso diverso e molto più potente, cosa ti aspetti dal 2021 per il nostro settore?

Tutti subiscono il fascino della carta stampata, tutti vogliono posizionarsi sulla carta stampata e se tu metti a confronto l’on line e la carta, viene scelta la carta, ma spesso non ne viene compresa la realtà.
Ci saranno dei cambiamenti nel piano del web a livello digital, con un aumento del loro peso nell’informazione.
Il nostro campo è in difficoltà, se non c’è la volontà di unirsi e fare rete, molte realtà spariranno.
I piccoli editori dovrebbero ragionare su un’associazione di categoria e fare network, ognuno verticalizzato sul proprio settore.
Oggi tutti vanno verso l’autoproduzione dei contenuti, per crescere comunque ci vogliono dei grossi budget. Molte persone si renderanno conto che fare l’imprenditore non è semplice e torneranno indietro. Alla fine vince chi è costante e sa resistere. Anche qui ritorna il “Cuggino” che fa danni e tu devi raccogliere i cocci che ha lasciato e quindi da professionista devi per forza realizzare un preventivo più alto per sistemare i problemi in qualsiasi settore.

Ti ringrazio Daniela per avermi dato l’opportunità di raccontare la mia storia e quella della mia azienda, e per avermi concesso un po’ del tuo tempo ponendo l’attenzione su quelle che hai definito le “imprese di carta”. Concludo dicendoti “Io, Erika, accetto la sfida” e spero che anche gli altri nostri colleghi seguiranno il nostro esempio.

Di Erika Giorgetti

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