Nel passato, quando si parlava di “benessere globale” di una persona, il pensiero comune lo faceva equivalere ad una “assoluta assenza di malattia”. Non é più così dal momento che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha teorizzato il nuovo concetto di “salute” in “uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive ed emozionali”….omissis… ”rispondere alle esigenze quotidiane, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri“ …omissis…”partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”. Il nuovo concetto di “salute” prende in considerazione dunque una “equivalenza” tra “benessere fisico” e “benessere mentale”.

Ecco che questo ci consente di parlare di un tema a noi molto caro e che ha influenza sul concetto anzidetto: “l’alimentazione”.
Certamente non è un argomento che si possa trattare approfonditamente in questa sede, ma molte volte si trovano situazioni in cui è proprio l’utilizzo errato degli alimenti, che in quel momento non sono in grado di essere “digeriti”, inteso come processo che consenta di arrivare al reale utilizzo, energetico (soprattutto i carboidrati) o riparatore (in particolare proteine ma anche grassi), da parte delle nostre cellule che contribuiscono a ridurre il proprio “stato di benessere”.

Come individuare gli alimenti “utili” o “inutili” in quel momento? Il nostro corpo ci dà dei segnali che ce li indicano…e talvolta anche le allergie sono modulabili secondo gli alimenti e i menù giusti, cosicché seguendo una corretta prevenzione ed una alimentazione bilanciata unita ad una costante attività fisica si ci ricostruisce una vita equilibrata.

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